I sintomi di secondo grado di Schneider

Una delle prime idee emerse in relazione alla considerazione dei problemi del pensiero da un punto di vista biologico è stata l'idea che il pensiero sia una funzione delle strutture cerebrali. Di conseguenza, iniziarono a essere sviluppati metodi di ricerca più sottili, come l'elettroencefalografia. Queste tecniche possono aiutarci a capire quali aree del cervello sono coinvolte nella risoluzione di un particolare problema, come risolvere un problema di matematica. Hanno rivelato l'esistenza di una serie di aree di diversi livelli; Inoltre, si è scoperto che la loro inclusione e il loro lavoro dipendono dai risultati del pensiero.

Questo tentativo, tuttavia, rivelò rapidamente un paio di problemi fondamentali. La prima difficoltà è concordare un'area tipica a cui applicare il metodo EEG e tuttavia essere in grado di dimostrare che la sua relazione con il pensiero è eterogenea. Pertanto, questo metodo di ricerca non è stato immediatamente applicato a tutte le aree di ricerca. Il prossimo punto importante è la limitazione della conclusione che si può trarre dall'analisi di una piccola area del cervello o dalla connessione di una parte limitata del sistema nervoso con la funzione svolta dal pensiero. L’idea di un processo di combinazione di aree di materiale neurale per svolgere funzioni specifiche è ormai consolidata. Ma fino a che punto ciò avviene nell’uomo? Quali cambiamenti si verificano nell'unificazione delle aree quando le condizioni cambiano? In che modo l'interconnessione di diverse aree può causare un cambiamento nell'attività mentale umana? In ogni momento, il problema della divisione del cervello ha preoccupato neurochirurghi e neurologi. La divisione dicotomica nella struttura somatotopica (le informazioni afferenti sono coinvolte nell'area della corteccia cerebrale prima che i segnali vengano trasmessi a tutte le parti superiori del cervello) e l'interazione associativa diventano la cosa principale nel lavoro delle aree centrali. Con questo approccio (aree interne della corteccia cerebrale per condurre analisi isolate), il cervello è come una “scatola nera”. Ad esempio, l'area V2 del nervo ottico invia un segnale visivo al lobo temporale del cervello per la successiva elaborazione. I ricercatori hanno da tempo riconosciuto che una parte significativa delle informazioni provenienti dall'area sensoriale primaria del campo visivo (lobi occipitali) viene inviata alle aree centrali, l'area in cui si interseca la zona occipitale-parietale